Fenice Perduta

Mosso piede nell’inganno,
l’inganno stesso si arrotola dentro
nel vizio del suo gioco,
mentre candele pietrificate
giacciono  inermi sull’altare
da troppo tempo spente
perché il freddo crepuscolo
ha nevicato sui giorni futuri.

Abbandonata l’araba fenice
tra le sue dolci fiamme,
schierata tra il silenzioso volare
e l’arrampicarsi su specchi
che la polvere ha accuratamente mangiato.
Accecati l’ira e la vergogna
in riabbassate stanze
in cui ogni perpetua statua
ne sputa il proprio veleno.

Dio si è intromesso nel tormento
ed è ricaduto sullo stesso piede
che ha mosso nel suo inferno,
e lontani vi sono gli sguardi
di bambini troppo affrettati
a correre su cristalli grezzi e macchiati.

In ogni parola vi saranno macchie
che la porteranno alla rovina,
è giusto silenziarsi quando si scopre
che l’assenza di ogni cosa
è il ventre del presente.

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