Si
schierano
sulle
punte d'acciaio,
nei
picchi
assolti
i poveri debitori
barattando
l’acqua.
Scritte
intorno
alla
città nella nebbia,
quelle
che illuminano gli stolti
che si
cibano del gas.
Le
fabbriche abbaiano ai rapaci,
dentro
le case
tutto
tace e muore.
Tornano
a mangiare il cielo,
a
corrodere la lama,
piegano
le braccia dei forti
e
addormentano le lanterne.
Un velo
denso sugli occhi,
per
loro,
per noi,
per
coloro che piangono
alle
finestre del buio.
Lo
scocco di una freccia dall'alto
rompe le
fila,
abbatte
i muri,
libera i
cuori,
chi ha
scoccato
la
nostra eterna resa?
Silenzio.
I
dormienti si sono levati
oltre il
fuoco tramontante.
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