Una
volta la parola
era
passata al di là dei venti, dei mari,
di tutto
ciò che era materia,
come un
fulmine
si era
propagata per tutte le terre
della
grande sfera.
Un
abisso la circondava
come gli
occhi del mercante d'oblio,
venditore
di macchine
per
cucire le bocche
e
tappare le orecchie,
ma la
visioni erano chiare,
l'uomo
si affannava
alla
ricerca di se stesso.
Ma esso
era abituato
al tempo
che corrode,
alla
fame che morde,
alla
sete che affoga
e alle
parole che illudono.
Un opera
grande,
quanto
il cielo di autunno,
immersa
nelle piccole foglie
del
mondo, al centro del vuoto,
nella
camera segreta,
al di là
dell'abisso,
un
alchimista creò
la
pietra filosofale
grazie
alla parola primordiale
che
scese dall'alto.
Incarnata
la parola
l'alchimista
sparì nel nulla, così,
come un
soffio,
portò
via con sé
il
segreto della vita.
Ma
quell'ultimo viaggio
era
forse il ritorno
ai
luoghi celesti.
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