Non vedo
affatto un serpente d'oro
sull'ombra
di un albero,
il
dipinto sul volto dell'angelo
appare
scarno
d'innanzi
al vento delle montagne.
Quali
turbinanti esseri
disegnati
nel gioco
della
libellula,
le ali
sue volteggiano
insieme
alle distese di mari eterei.
Una
mattina d'inverno, sulle case,
l'ombra
dei tormentati bimbi
si
spegne.
Grida
affamate di ossa, dei morti,
un sol
corpo giace
sui
camini ardenti,
ma il
fuoco ha già divorato
il paese
delle ombre.
Nascita
della morte
e morte
di una nascita,
negli
occhi suoi
il sogno
di neve,
il bimbo
ha alzato il dito
puntandolo
alla luna.
Che si
gioca o no,
il tempo
beve i nostri sogni,
come un
ubriaco
divora
le bottiglie di vino.
Mangiatene
anche voi
di
questi sogni,
come
padri
delle
tanto amate
vette
celesti,
eccovi
danzare
al
tramonto.
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