Storia di un uomo mai sorto

In principio avevo molti anni persi alle soglie dell’eternità, separato dalla mia non nascita non potei che cadere nell'infinito.
Il passato è un dolore acceso, ma il mio no, dato che non è mai nato, proprio come me.

Poi finalmente nacqui, nella sfera lucida della mia esistenza, l'acqua fu il primo elemento che conobbi, poi toccò alla terra, che con i suoi frutti mi diede nuova vita.
Alla luce dei miei occhi il posto che conobbi in principio era assai vuoto, superficiale, come quelle strane forme che si muovevano velocemente, che, aprendo una fessura in quei volti scarni, li rendeva pieni di sgomento.
C'è stato un piccolo malinteso nel trattato primordiale, ma essendo comparso in quel posto forse avevo una missione da compiere, seppur banale o ridicola.

Non abbiamo mai badato a questo noi, quello che ci veniva detto lo facevamo, ora non mi rimaneva che esplorare quel luogo assurdo e tremendamente oscuro.
Non mi ha mai spaventato il buio, ma non ero abituato a quel buio così intenso, quasi glaciale, anche se in quella sfera ci sono rimasto per molti giorni, o forse furono mesi, o anni. La mia concezione del tempo è sfuggevole, come ciò che mi gravita attorno.

Poi venne la luce.
La luce viene sempre dopo il buio, essendo un ciclo che si compie.
Apparentemente la mia nuova casa fu come l'inferno descritto in molti libri, mai letti tra l'altro, ma mi ambientai subito, poiché per me era facile comprendere qualcosa che era visto da tutte le direzioni.
Fu come essere buttato in un cielo nuvoloso dopo aver conosciuto il paradiso, ma forse il giudizio era errato e troppo azzardato, anche se il mio viaggio mi portò a conoscere l’alto e il basso delle cose.
Fu veramente difficile conoscere quel piccolo e grande mondo, ma ci fu qualcosa di infinitamente piccolo che governava e qualcosa di infinitamente grande che si inchinava al più piccolo essere.
Una terra fertile al di là di ogni immaginazione, ma orrenda su cui posare le proprie stanche membra, anche se, secondo le vostre descrizioni, il mio concetto di bellezza è solo inutile sarcasmo.

Mi perdetti in questo grande fardello, non come altri che osservano senza addentrarsi, senza scrutare l’enorme abisso che tutti ci inghiotte, ma capii come mai da millenni molti non volevano tornarci ne venirci.
Una terra priva di soli, anche se alcuni piccoli esseri c’erano, imbarazzanti però, molto imbarazzanti.
Non rimaneva che la pazzia a veder le ombre inghiottire la propria luce, vedere lentamente la propria coscienza spegnersi e diventare infantile, rinchiusa in un’opposizione senza via d’uscita.
Ma tutti ne escono, perché il buio non fa mai prigionieri, ne spezza le ali, ma piuttosto ti fornisce ali di cera per ravvederti di non volare troppo in alto se prima non si è imparato a crearsene delle proprie.

Adesso è tempo che io vi saluti, il viaggio mi richiama, come penso chiamerà anche voi quando i frutti saranno maturi e il sole deciderà di tornare in questa fertile terra.
L’occulto verrà di nuovo portato alla luce, e quando accadrà, vedrete un uomo volare fino al sole e diventare esso stesso il sole delle vostre vite.

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