Mille
sogni cadano
nella
brace ardente,
piccole
mani
si
tendono al cielo.
Quali
alberi affondano
le
radici nella terra?
Inutili
lamenti
di vetri
appannati.
Sesto
senso
all'apertura
delle catene,
ferri
che toccano
le corde
della vita, annaspano,
tremori
profondi nell'abisso.
Quanti
occhi vagano
per il
sentiero, d'argento lunare,
tonfo
sordo nel teatro dell'angelo,
eccoli
finalmente ansimare
per la
vincita del bottino d'oro.
Alla
fine della lama
non vi è
che una punta affilata,
il
saggio la cura
e la
ripone nel fodero,
il pazzo
non ne conosce l'utilizzo
se non
per uccidere.
Ma i
venti adesso riposano
dal
lungo sonno, le barche ormeggiate
nei loro
pensieri
si
lasciano cullare,
come da
sempre,
nel moto
impetuoso della tempesta.
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